espatriati ad Amburgo

7 cose tedesche che mancano in Italia

(Dal blog “Hamburger di Amburgo” su Zingarate.com)

30 dicembre 2013

 

Dietro ogni viaggio indietro verso casa dopo essere mancati per tanto tempo, si nasconde sempre una grande voglia di ritornare, non solo per riposare dopo un lungo e faticoso anno di lavoro (specie secondo i ritmi tedeschi!), ma anche perché si tende a dimenticarsi di tutti i difetti italiani che ci hanno spinti a lasciare il Paese.

Eppure, se l’Estero ormai ci ha attratto, per i motivi più disparati, è difficile non individuare nuovamente quei punti critici per cui ci si rimetterebbe subito su un aereo in direzione Nord.

Nella mia diaspora personale con cui chiudo il 2013 (sono più affascinata dall’ordine o dal caos?) era inevitabile che della Germania, tornando in Italia, mi mancasse/mi mancassero:

1) L’efficienza. Scontata, ma subito percepibile. Da quanto tempo non sentivamo più la famosa frase: “ci scusiamo per il disagio”? Ritardi, blocchi, cancellazioni, smarrimenti. Non eravamo più abituati ad aspettare l’autobus senza sapere quando sarebbe passato, o a non essere serviti in meno di 5 minuti, ad essere in ritardo ad un appuntamento per cause di forza maggiore che non dipendono dalla nostra volontà (sempre più precisa, invece!). Ci sorprendiamo del tipico atteggiamento “scaricabarile” delle aziende pubbliche, un passaggio del testimone, della patata bollente della responsabilità.

(Storiella esplicativa: ho mandato svariati pacchi con DHL, che in Germania è il corriere nazionale che collabora con Deutsche Post e non un privato. Tutto è filato liscio fino all’attraversamento della frontiera italiana, dove i preziosi contenitori sono passati nelle mani di SDA Italia. La faccio breve: ho dovuto continuare a monitorare dal sito tedesco per poi trovare i miei pacchi in giacenza immotivata che ho potuto sbloccare solo personalmente, ovvero litigando con uno degli addetti alla corrispondenza.)

2) Il pane. Dipende anche dalla vostra regione di provenienza, magari siete toscani veraci e quindi particolarmente legati alle vostre pagnotte senza sale. Pur avendo sulla mia tavola quotidiana un bel chilo di pane di Altamura, quello di segale e un bel brötchen tempestato di semi di papavero, sesamo o zucca…lo vorrei trovare facilmente anche qui.

3) I drug stores. Come Rossmann, DM, Budnikowski: è di queste catene che parlo, il cui ruolo in Italia è ricoperto (tranne rare eccezioni) dai negozi cinesi. Si trovano detergenti di ogni genere e marchio (tutti di ottima qualità), idee regalo, cosmesi, profumi, cioccolato e perfino un settore bio, o l’angolo dove è possibile sviluppare le proprie foto in pochi minuti. Non ci sono mai entrata senza spendere meno di 10€ tornando a casa con la busta piena (magari di cose relativamente inutili)…quindi forse meglio che qui non ci siano!

ph. Schillergallerie.eu

4) I cuscini quadrati. A furia di cambiare casa, quindi letto, non sento più la differenza fra una scomodità e l’altra. Anche se non faccio parte del club dei viziati che non si spostano senza il loro cuscino di sempre, ho continuato a preferire il letto ortopedico di “casa-casa”. Ebbene, da giorni non riesco a non pensare al mio cuscino 80×80 in cui sprofondare beatamente alla faccia della cervicale.

5) I prezzi. Perché, va bene, in Germania e soprattutto ad Amburgo (la città tedesca con il più alto PIL pro capite) la crisi non si sente, o quantomeno non si vede. A parità di spese, in questi giorni ho confermato le mie percezioni: i prezzi tedeschi sono molto più bassi di quelli italiani. Nei supermercati che non siano Penny o Lidl (discount tedeschi, appunto) lo scontrino mi sconvolge. Ad Amburgo non mi è mai capitato di dire “non esco perché ho bisogno di risparmiare”, infatti, anche ad uscire per cena, il conto non è paragonabile, e se si esclude il lato mangereccio, lo sanno tutti che la birra scorre a fiumi, e una 0,5 costa 2,50€ al massimo. E a prescindere dalla spinta o meno all’ubriachezza, anche per fare quattro chiacchiere con tutti gli amici che si chiedono che combini a Crucconia, la differenza si sente, e pesa sul portafogli, che, invece, si alleggerisce.

6) I dolci. Prima motivazione e colpa dei chili accumulati in questi mesi. Situazione che non di certo migliora con le nostre succulente pietanze delle feste, ma come li fanno i tedeschi, i dolci, non li fa nessuno. Maestri di irresistibile pasticceria, da assaporare ovunque mentre si passeggia per strada, ottima in qualsiasi panetteria di ogni città. In particolare mi manca lo strappo alla regola del Franzbrötchen del mattino (almeno una volta a settimana…) e la tradizione del Kaffee und Kuchen con le amiche.

7) Le tradizioni natalizie. Come al punto 2, è una mancanza che avrei presto consolato se fossi altoatesina. Qui, ogni misero mercatino che mi circonda mi farebbe piangere come nella pubblicità di una famosa compagnia di crociere. Il confronto non regge. Per non parlare dell’albero di Natale in mezzo al Binnen Alster, al posto della fontana centrale spenta durante l’inverno. L’atmosfera del Natale del Nord e del Weihnachtsmarkt tedesco è insuperabile.

 

Eppur…mi fermai al punto 7.

Non sono riuscita a trovarne altri 3!

Mi aiutate voi?

Cos’è che vi manca della Germania e di Amburgo mentre siete in Italia?

10 modi per essere (ancora) italiani in Germania

(Dal blog “Hamburger di Amburgo” su Zingarate.com)

5 Novembre 2013

Nell’incontro-scontro quotidiano con le differenze culturali, in questo odi ed amo verso l’ordine fin troppo ordinato di Crucconia, mi sono imbattuta in un simpatico test, in un pomeriggio di noia. Si chiama “The German quiz”, ideato da Adam Fletcher e Beck Verlag autori del libro How to be German / Wie man Deutscher wird ovvero: “Come essere tedesco”.

“È il 2013, la Germania é la nazione con la migliore considerazione mondiale, ha i migliori turisti del mondo ed é il cuore dell’economia Europea. É figo essere tedeschi!” questa l’intro – ovviamente ironica, seppur considerando dettagli reali – al quiz che, quindi, si chiede quanto tu sia tedesco. Bene, mi spaventa affermarlo, ma lo sono al 70%, quando la media é un punteggio del 64%. Ovviamente é solo perchè ho saputo immedesimarmi nelle plausibili risposte di un crucco DOC.

“Sei tedesca come il Pfand (la cauzione che si ottiene dal riciclaggio delle bottiglie di plastica), l’Apfelsaftschorle (il succo di mela frizzante) e l’urlare per strada alle persone che commettono piccole infrazioni”, tipo camminare sulla pista ciclabile.

Eppure, col trascorrere del tempo, ci sono dettagli della mia italianità che non riesco e forse non voglio abbattere. Retaggi che voglio conservare e riassumono un inequivocabile modo di essere, specie nella terra dei nostri da sempre “nemici”.

Questi sono i 10 modi per cui continuereste a riconoscere che sono un’italiana trapiantata ad Amburgo:

1) Non controllerò gli orari della metro sul sito dell’HVV (la compagnia di trasporti pubblici della città di Amburgo) così da non perdere neppure un minuto. Mi piace ancora aspettare che passi il treno, anche quando si gela. E se le scale mobili si chiamano tali ci sarà un motivo: per questo non le percorreró né in salita né in discesa, neanche fossi in ritardo per il meeting del secolo.

2) Nonostante i raccapriccianti spettacoli che mi circondano mi permetterebbero di abbandonare completamente uno stile ed una certa cura del mio aspetto (dettaglio spesso eccessivo al contrario in Italia, dove mi sono sempre lamentata della fissa per le grandi firme ed il conformismo dilagante nel vestirsi) continueró a non mettermi piú di 3 colori addosso, o una sola fantasia. No ai calzini nei sandali! Se fa freddo, se vuoi stare comodo (comandamento numero uno del vestiario tedesco) mettiti un paio di sneakers. Cosí continueró ad usare le borse e non gli zaini: sono pratici, ok, ma sono una donna. E per lo stesso principio, continuerò a depilarmi.

3) Daró ancora importanza ai pasti, alle portate multiple (antipasto/primo/secondo/contorno/frutta/dolce), al cappuccino che NON puó accompagnare il pranzo o la cena. Alla condivisione del cibo, al gusto della portata. Non mangeró per saziarmi, mangeró perché amo mangiare, e possibilmente mangiare bene, e possibilmente condividendo ciò che mangio con le persone a me care.

4) Non programmeró ogni singolo istante della mia vita secondo una rigida agenda. Il tempo libero é una risorsa trascurata, e spesso implica proprio il NON avere orari o attività. Essere spontanei, non nell’accezione negativa del tedesco “spontan” che si tradurrebbe come “improvvisato”. Amo, adoro le cose che accadono quando meno te l’aspetti, sono miracoli divini, non disgrazie. “La vita é quello che accade mentre sei occupato a fare altri progetti”, scriveva John Lennon, che proprio ad Amburgo ha debuttato insieme ai Beatles. Perció…lo prenderei in parola!

5) Perció, continueró a lavorare per vivere e non a vivere per lavorare.

6) Non smetteró di essere gentile ed educata, rivolgendomi alla gente con un saluto, anche se si tratta di sconosciuti. Ringrazieró per cordialità, sorriderò anche se non sono costretta. Non spintoneró nessuno mentre sono in fila: nella tipica situazione di un attraversamento di fronte al rosso per i pedoni, i tedeschi sono capaci di fare una fila da soldatini. Idem di fronte alle porte della metro: tutti fanno uscire i passeggeri che scendono. Allo scattare del verde, o una volta liberata la via all’ingresso sono altrettanto capaci di calpestarti come se fossero unici e soli al mondo: ignorano donne incinte, passeggini, anziani, malati. Nessuno li circonda.

7) Continueró a NON corteggiare un uomo. Da che mondo e mondo, sono loro a dover fare il primo passo e non noi donne a doverli rincorrere. Posso accettare che non mi porti i fiori, che non mi faccia un regalo che non paghi la cena: é una questione culturale, é il rovescio della medaglia per la parità dei sessi. Ma non che ignorarmi significhi che mi desideri e viceversa: se la Germania è al contrario, preferisco restare zitella a vita. O cambiare Paese.

8 ) Non introdurró alcol nel mio corpo prima delle 17, giuro! Specie se si tratta di birra mescolata a Jack Daniel’s, colazione classica del tedesco ubriaco medio.

9) Continueró a lamentarmi del tempo. Continueró a lasciar cambiare il mio umore in base alle previsioni metereologiche: se piove saró triste, se c’é il sole daró una festa come se fosse il mio compleanno. Punto!

10) Continueró spontaneamente a pensare che in assenza di tornelli all’ingresso della metro potrei tranquillamente evitare di pagare il biglietto. E sono una persona onesta (perció alla fine ho addirittura l’abbonamento!) ma a questa piaga, spesso ragione dello scatafascio del nostro Paese, la mia forma mentis non potrá mai modificarsi, come per tutto il resto.

Perché per quanto potró mai diventare tedesca, o apprezzarne i pregi sicuramente evidenti di un popolo che ha tanto da insegnare, sono italiana, per fortuna o purtroppo, come cantava Gaber.